Festa di fine del Ramadan, venerdì scorso, per i musulmani. Quasi un migliaio
di islamici residenti in Brianza, soprattutto pakistani, si sono
riuniti nel giardino dei missionari saveriani, in via
don Milani, a Desio, per la preghiera che ha concluso il mese Sacro del
digiuno. Guidati dall'imam, i musulmani hanno dedicato circa mezz'ora
ai riti della festa, con la preghiera ad Allah, rivolti verso La
Mecca, distesi sui tappeti sistemati per l'occasione sotto il
tendone allestito nel giardino. Erano presenti per un saluto anche i
saveriani, che tutti i giorni del mese di Ramdan hanno ospitato i
musulmani per la preghiera della fine della giornata. Il rettore
padre Carmelo Boesso e padre Claudio Codenotti, appena rientrato
dalla missione in Giappone per qualche giorno di riposo, insieme al
rappresentante del gruppo del dialogo Stefano Serraino hanno letto un
messaggio di auguri a nome di tutta la comunità cristiana,
riportando anche le parole scritte per l'occasione dal cardinale di
Milano Angelo Scola. La Diocesi di Milano ha invitato infatti i
fedeli a portare il messaggio di auguri ai musulmani, stimolando
momenti di incontro e dialogo tra religioni. La festa è poi
proseguita con lo scambio di auguri e dei dolci tipici e la raccolta
delle offerte per i poveri: dopo il momento comunitario, le famiglie
hanno festeggiato in casa. Si è concluso così il mese Sacro
dell'islam, particolarmente difficile quest'anno per il caldo intenso
che ha messo alla prova i fedeli di Allah, impegnati nel digiuno da
mattina a sera. Da qualche anno la numerosa comunità desiana viene
ospitata dai saveriani, non avendo altri spazi ampi a disposizione.
martedì 21 luglio 2015
martedì 14 luglio 2015
Moschea, ricorso al Tar dei pakistani
"Il
ricorso al Tar è la nostra ultima occasione. Siamo stati costretti a
ricorrere alle vie legali».
Ashraf Mohammed Koakhar, responsabile dell'associazione culturale
pakistana Minhaj Ul Quran, spiega il motivo per cui la numerosa
comunità musulmana ha deciso di ricorrere al Tar contro il comune
che ha rifiutato la loro richiesta di realizzare un centro culturale
islamico. O meglio, contro il nuovo Pgt. L'amministrazione comunale
infatti, lo scorso autunno, ha respinto la richiesta dei pakistani di
realizzare il loro centro su un terreno privato (a proprie spese) in
via Roma, giudicandola “incompatibile” col nuovo Pgt, perchè
destinata a verde. «La legge italiana ci permette di avere
uno spazio. Noi vogliamo fare valere questo diritto. Se la legge non
lo permettesse, allora staremmo in silenzio. Ma non è così. Perchè
non ci danno la possibilità?». Il portavoce dei pakistani è
amareggiato ma anche determinato. «Con questa amministrazione
abbiamo un bel rapporto. Collaboriamo e ci confrontiamo. Siamo
disposti a collaborare sempre. Ma ora non ci bastano le parole.
Vogliamo i fatti. Noi abbiamo bisogno di uno spazio, che diventi un
punto di riferimento sopratutto per i nostri ragazzi. Per noi è
molto importante. Nel centro islamico potremmo organizzare le
attività per i giovani e il doposcuola. Sarebbe un luogo di incontro
quotidiano. Altrimenti, dove vanno i nostri ragazzi? ». Alle paure
dei desiani, che hanno il timore che la “moschea” attiri tanti
musulmani, anche i più estremisti, il pakistano ribatte. «Il centro
sarà soprattutto un punto di riferimento per i giovani, per tenerli
maggiormente sotto controllo. La nostra sede attuale in via Forlanini
è troppo piccola. Se succede qualcosa, di chi sarà la
responsabilità?». Per il momento, nei giorni di festa e nei periodi
speciali come il Ramadan che si sta svolgendo proprio in questo mese,
i musulmani sono ospitati dai missionari saveriani. E' nel giardino
di via Don Milani che si ritrovano tutte le sere del mese Sacro per
pregare insieme, dalle 22.30 in poi. Ed è qui che la prossima
settimana festeggeranno la fine del Ramadan. «Inutile chiedere di
avere a disposizione il PalaDesio – dice amareggiato Ashraf –
Ogni volta che lo chiediamo ci viene rifiutato, per una scusa o per
l'altra. Succedeva così con le precedenti amministrazioni comunali.
Succede ancora con l'amministrazione attuale, che a parole mostra
apertura ma poi, nei fatti, rifiuta le nostre richieste, con delle
scuse». Riguardo al no alla moschea “per motivi tecnici”, il
pakistano non ha dubbi: «E' stata una scelta politica, non tecnica»
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